Come funziona un acquedotto?
di Mirella Rossi
Grosseto: Questa è una domanda che non ci facciamo quasi mai, tanto siamo abituati a prelevare acqua dal rubinetto, con la certezza che c’è chi pensa a renderla pulita e
bevibile. Paghiamo un servizio e diamo per scontato che tutto vada bene, che le cose vengano fatte secondo norma, che gli addetti siano competenti e così via. E’ giusto che i cittadini non debbano preoccuparsi di cose che sono per legge delegate ad esperti e tecnici, ma saperne un po’ di più non guasta!!
Allora diamo ancora una volta a quelli che sono i passaggi chiave del funzionamento di un acquedotto pubblico. Abbiamo detto che non tutti gli acquedotti lavorano con lo stesso sistema e con lo stesso schema, proprio per la diversità delle acque e delle loro peculiarità. Alcuni acquedotti possono permettersi, grazie alla buona qualità della fonte che hanno a disposizione, di non trattare l’acqua, o di farlo solo con un trattamento con lampade a ultravioletti ad alto potere germicida. Questo metodo non influenza le caratteristiche di composizione dell’acqua e nemmeno le sue qualità organolettiche. Certo perché questo sia attuabile bisogna che ci siano altre condizioni ottimali, come la rete di distribuzione in ottime condizioni che non rilascia quindi materiali inquinanti. Data la situazione della rete idrica nazionale, ormai molto antica, si capisce che solo acquedotti di recente costruzione rispondono a questo criterio. Nella maggior parte degli acquedotti pubblici l’acqua viene “clorata” ovvero trattata con cloro, e filtrata più volte, e in alcuni casi vengono usati, oltre al cloro, anche altri reagenti chimici. Ci si chiede allora se tali sostanze possono essere nocive per noi che la beviamo. La risposta è no, sempre che l’uso e la quantità di tali sostanze siano controllate costantemente da personale specializzato. Esiste una classificazione delle acque, che il Libro “Acqua sai cosa bevi ” di Giorgio Temporelli riporta fedelmente; eccola:”
La legge vigente stabilisce che le acque dolci superficiali, per essere utilizzate o destinate alla produzione di acqua potabile, vengano classificate dalle regioni nelle categorie A1, A2, A3, a seconda delle loro caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche. Le acque di categoria A1 sono le migliori e per la loro potabilizzazione è richiesto un modesto trattamento costituito generalmente da disinfezione e filtrazione, mentre la categoria A3 è invece la peggiore e per queste acque sono previsti trattamenti piu spinti ed invasivi.
A seconda della categoria di appartenenza sono richiesti i seguenti trattamenti:
categoria A1: trattamento fisico semplice e disinfezione;
categoria A2: trattamento fisico e chimico normale e disinfezione;
categoria A3: trattamento fisico e chimico spinto, affinamento e disinfezione.”
Chiudiamo con una domanda: e se l’acqua ce la depurassimo da soli? Parliamone.