Acquedotto, questo… sconosciuto

di Mirella Rossi

Grosseto: Abbiamo parlato dell’acqua del rubinetto, di come sia necessario trattarla per liberarla dalle impurità che raccoglie nel corso del suo passaggio negli strati più o meno

profondi del terreno, o nei fiumi e nei laghi. Sempre di più, alla luce dell’inquinamento che diventa preoccupazione costante e giornaliera per la nostra salute, sono necessari controlli e trattamenti mirati. Allora, come funziona un acquedotto pubblico? Come ci garantisce la potabilità dell’acqua fino ai nostri rubinetti? Abbiamo già detto che i trattamenti cambiano dopo accurate analisi del liquido, e allora partiamo proprio da qui. Non esiste uno schema unico, bensì trattamenti diversi da applicare a seconda delle circostanze. Ci sono alcuni gestori,anche se sono veramente pochi, grazie alla buona qualità della falda si possono permettere di non trattare l’acqua, o di farlo solo con un trattamento con ultravioletti ad alto potere germicida.

Questo è un trattamento poco invasivo, perché non comporta cambiamenti della composizione e delle caratteristiche dell’acqua. Stante la situazione delle reti idriche italiane si capisce che tale trattamento può essere usato solo da reti nuove o rimesse a nuovo di recente. Per fare ciò occorre però che la rete di distribuzione sia in ottimo stato e non interferisca con la qualità dell’acqua, per esempio con fenomeni di ricrescita batterica o rilascio di materiale. I raggi ultravioletti infatti agiscono solo localmente, lasciando l’acqua esposta a pericoli di ricontaminazione durante la distribuzione. La presenza di inquinanti chimici, o più in generale di sostanze indesiderabili invece richiede interventi diversi, come il dosaggio di reagenti e vari trattamenti di filtrazione. Tali processi sono tanto più necessari quanto peggiore è la qualità di partenza dell’acqua. Anche le acque sono classificate con diversi parametri, da A1 ad A3, dove ovviamene le acque A1 sono le migliori. Le sostanze usate in acquedotto servono sia a rendere limpida l’acqua sia ad eliminare le cariche batteriche e gli elementi nocivi e sono per lo più ipoclorito di sodio come disinfettante, polidrossiclorosolfato di alluminio come flocculante e anidride carbonica per la regolazione del pH.

Al bisogno viene utilizzato del carbone attivo in polvere per l’assorbimento. L’acqua viene quindi inviata ai filtri a sabbia e, dopo un’ultima disinfezione “di copertura” con ipoclorito di sodio, immessa in rete. In Italia il cloro e l’ipoclorito di sodio sono i prodotti più usati. In ogni comune esiste poi un organismo di controllo della qualità dell’acqua dell’acquedotto che continuamente effettua analisi e prelievi in ogni tratto della distribuzione.

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