Il presidente dell’AMITAP risponde alle dichiarazioni del sindaco Mastella di Benevento

Il presidente dell’AMITAP risponde al sindaco Clemente Mastella in un articolo apparso sul quotidiano online La Gazzetta di Benevento

“Buongiorno,

sono Luigi Da Ros, Presidente di AMITAP (Associazione Manutentori Impianti Trattamento Acqua Potabile) che, tra l’altro, ha lo scopo di diffondere una corretta informazione sui trattamenti dell’acqua potabile e di contrastare i numerosi pregiudizi e disinformazioni in materia. Per questo motivo mi sento in dovere di replicare al vostro articolo pubblicato il 23/11/2020 ove si parla di Case dell’Acqua e di una tariffa inadeguata in base al servizio fornito.  

nnanzi tutto mi preme informare che le Case dell’Acqua, presenti diffusamente su tutto il territorio italiano da più di 10 anni, distribuiscono sì acqua condottata dai gestori del servizio idrico – nel caso di Benevento l’azienda idrica Gesesa) – e già rispondente ai requisiti di potabilità, ma dopo averla sottoposta a trattamenti specifici di “affinamento” che ne migliorano le caratteristiche organolettiche. All’interno dei chioschi sono infatti installati sistemi di filtrazione, microfiltrazione, adsorbimento e disinfezione con raggi ultravioletti, oltre al raffreddamento e alla gasatura.

Queste case dell’acqua vengono installate per offrire un servizio al cittadino eliminando i residui di cloro, che viene aggiunto all’acqua dal gestore per conservarne la qualità igienico sanitaria lungo la rete di distribuzione, rendendola molto più gradevole al gusto, nonché eliminando eventuali impurezze rilasciate dalle incrostazioni delle tubazioni. Con questi trattamenti i cittadini hanno a disposizione un’acqua estremamente gradevole, rispondente in tutto e per tutto alle caratteristiche quali-quantitative ottimali dell’acqua potabile ma migliorata dal punto di vista organolettico.

L’installazione di questi chioschi, denominati comunemente Case dell’acqua, avviene solitamente con collocazioni logistiche ispirate a precise considerazioni ambientali e di servizio pubblico, ed è soggetta a dettami normativi precisi e in accordo a quanto previsto da numerose disposizioni del Ministero della Salute, degli Assessorati alla Sanità di Regioni e Province Autonome, nonché dalle Aziende Sanitarie Locali.

Con la Circolare 4283 del 17-02-2011 il Ministero della Salute ha definito queste “unità distributive aperte al pubblico di acque destinate al consumo umano sottoposte a processi di trattamento” assoggettandole agli obblighi relativi alla sicurezza alimentare. La gestione di tali unità distributive è pertanto affidata ad un OSA (Operatore del Servizio Alimentare) che dovrà attenersi alla normativa vigente e, in particolare, alle linee guida applicative del Reg. CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari e sull’adozione dei piani di autocontrollo basati sui principi del sistema HACCP.

Va da sé che questi sistemi complessi hanno dei costi di gestione, manutenzione e controlli analitici (verificati periodicamente dalle Unità di Prevenzione SIAN delle Aziende Sanitarie Locali) che, mediamente, su tutto il territorio italiano, vengono quantificati in un ricavo di 5 centesimi di euro al litro, e, dal 2017, tutti gli incassi sono trasmessi automaticamente all’Agenzia delle Entrate e consultabili pubblicamente tramite geolocalizzazione obbligatoria per ogni singola struttura.

Il confronto con le acque minerali o di sorgente è, inoltre, completamente fuorviante: queste ultime infatti hanno caratteristiche differenti, descritte in etichetta, seguono una normativa di riconoscimento, imbottigliamento e commercializzazione completamente distinta da quella dell’acqua potabile distribuita dagli acquedotti e le informazioni su questi prodotti seguono le disposizioni di cui al Decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206 e s.m.i. noto come Codice del consumo.

Da questa brevissima esposizione, si evince con chiarezza che le affermazioni fatte nell’articolo, e soprattutto le allusioni ad eventuali speculazioni che verrebbero operate, sono generate dalla totale ignoranza della materia sia dal punto di vista tecnico che normativo e amministrativo.

Sono pertanto a chiedere che l’articolo venga rettificato e che venga fornita una corretta informazione ai lettori e consumatori affinché abbiano la possibilità di scegliere consapevolmente quale acqua bere e perché, quanto pagarla e se quel costo è ragionevole in funzione del prodotto, o servizio, che gli viene fornito. A questo proposito rimando anche ad un ulteriore approfondimento con la lettura delle “Linee guida per l’informazione al consumatore sulle apparecchiature per il trattamento dell’acqua destinata al consumo umano” dell’Istituto Superiore di Sanità (Rapporto ISTISAN 15/8) e resto a disposizione, insieme a tutti gli associati AMITAP, per ulteriori chiarimenti.”

Luigi Da Ros
Presidente Amitap
(Associazione Manutentori Impianti Trattamento Acqua Potabile)

www.Amitap.it