“Che acqua esce dai rubinetti?”

di Mirella Rossi

Grosseto: Nel nostro ultimo articolo abbiamo parlato dell’acqua che le piogge ed altri fenomeni atmosferici trasferiscono sulla terra e che poi viene assorbita

e convogliata nelle falde acquifere sotterranee e nelle sorgenti. Ma che acqua esce dai rubinetti? Troppo spesso a questa domanda il cittadino non riesce ad avere risposte per la mancanza di trasparenza da parte di regioni, ASL e gestori del servizio. L’Italia è un paese che utilizza tantissima acqua potabile ma al tempo stesso i cittadini sono tra i primi consumatori al mondo di acqua minerale in bottiglia. Per la sua conformazione geografica il paese ha a disposizione grandi riserve di acqua ma le gestisce in modo pessimo e il cittadino si rivolge al mercato delle acque in bottiglia. Purtroppo i recenti scandali che hanno visto coinvolti gli acquedotti di varie regioni, dalla Calabria all’Abruzzo passando per il Lazio, con acqua distribuita all’arsenico o ai solventi clorurati a centinaia di migliaia di persone rivelano l’esistenza di forti criticità del sistema e le carenze delle norme attuali. Inoltre inizia ad essere evidente la condizione di inquinamento che affligge le falde acquifere di molte regioni. Per questo è oggi necessaria una legge, che superi il Decreto legislativo 31/2001, e che ponga l’attenzione sul tema della trasparenza e dell’accesso ai dati dell’acqua potabile da parte dei cittadini. Con la direttiva sulle acque 2000/60/CE ,si precisano gli obbiettivi della politica della Comunità, “che deve tendere alla salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità ambientale, nonché all’utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali, e che deve essere fondata sulla precauzione, sull’azione preventiva, sulla riduzione dei danni causati all’ambiente e sul principio “chi inquina paga”.

Per la prima volta la Risoluzione ONU del 28 luglio 2010 ha dichiarato che quello all’acqua è un diritto umano universale e fondamentale (in particolare l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari). Il testo della Risoluzione costituisce un passo importante per affrontare il problema della scarsità delle risorse idriche svincolando l’acqua dalle logiche di mercato. Oggi in moltissime aree del paese ASL e gestori non mettono a disposizione sul WEB o non aggiornano i dati relativi ai controlli che pure sono quasi quotidiani. E’ anche necessaria l’introduzione di un Piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano, strumento suggerito ‘ganizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrà essere incentrato non solo sulla qualità dell’acqua ma anche sulla sua disponibilità, tenendo conto degli effetti potenziali dei Cambiamenti climatici in atto. Il Piano dovrà essere elaborato dalle regioni con la partecipazione dei cittadini. Inoltre si prevede che il Ministero della Salute rivaluti i limiti di legge ogni tre anni sulla base delle evidenze scientifiche, introducendo altresì nuove linee guida per la ricerca da parte delle ASL di sostanze non tabellate ma ugualmente pericolose e la valutazione degli effetti sinergici sulla salute di sostanze che possono essere presenti contemporaneamente nell’acqua. La proposta preclude la captazione di acque potabili da siti inquinati e nelle aree immediatamente a valle. Infine, a tutela del diritto dei cittadini ad avere acqua salubre e “trasparente” si aumentano notevolmente le sanzioni pecuniarie che oggi sono risibili e si introducono sanzioni penali per i casi più gravi di violazione delle norme sulla potabilità, prevedendo anche nei casi più gravi la decadenza dell’affidamento del servizio per le società di gestione. Tutte queste proposte, che tendono a creare una situazione di tutela della salute ma anche di risparmio pecuniario per i consumatori, sono state presentate in parlamento dal Movimento 5 Stelle. Da non dimenticare infine che il business dell’acqua in bottiglia è in mano a multinazionale che nessun interesse hanno alla introduzione delle suddette leggi, anzi, tendono ad ostacolarle per una evidente e conseguente calo dei loro profitti.

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